Skip to content

  • English
  • Italiano
  • Deutsch
  • Español
  • Ελληνικά
  • Nederlands
  • Português
  • Galego

Guastafeste

Posted on 2021/10/20 by avisbabel
Cosa c’è di più irritante di un compleanno, di un rituale prestabilito che ogni anno ti ricorda che un bel giorno sei nato senza averlo chiesto, rimandandoti a scadenza fissa al tempo che passa fino alla tomba? Per non parlare di quelle cifre tonde che in base all’arbitrarietà del sistema decimale dovrebbero sfociare in una di quelle feste dove l’ipocrisia sociale raggiunge l’acme. Eppure, ciò che vale per l’individuo che può sempre districarsi dalle ricorrenze sparando sull’orologio, assume un’altra dimensione quando il dominio decide di autocelebrarsi. Allora non si tratta più del filo di Crono che si allunga, ma dello spettacolo del padrone che si manifesta per intimare agli schiavi l’enormità della loro servitù. Come un eterno presente il cui solo orizzonte è costituito da catene forgiate col medesimo acciaio: quello dell’autorità.
Le pubbliche commemorazioni di avvenimenti del passato costituiscono un buon esempio del duplice uso degli anniversari da parte dei potenti in carica. Da un lato, imprimere la loro versione della storia nella mente delle persone e, dall’altro, riaffermare la loro legittimità attraverso una continuità regolarmente scossa dal basso dalle rivolte. In Italia, ad esempio, la Festa della Liberazione fissata il 25 aprile (1945) corrisponde alla data che segna la presa dei pieni poteri da parte del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), mentre lo sciopero generale insurrezionale a Torino e Milano era cominciato il 18 e il 23 aprile, e Napoli era già insorta nel settembre 1943 scacciando gli occupanti nazisti. Così come è  il 28 aprile, tre giorni dopo, la data in cui Mussolini fu giustiziato dai partigiani e il suo cadavere appeso in Piazzale Loreto a Milano. Ma la scelta di quella data avrebbe certo ricordato in modo troppo crudo la guerra civile tra i pro- e gli anti-fascisti, a scapito di una «riconciliazione nazionale» allora auspicata sia dai conservatori che dal partito comunista al fine di spartirsi in santa pace il potere. Quanto ai nazisti, le truppe tedesche si sono arrese agli angloamericani il 2 maggio, segnando la definitiva liberazione del territorio della penisola. Ma quest’ultima data avrebbe ovviamente lasciato troppo poco spazio alla resistenza nazionale. Una delle conseguenze dell’istituzione di una ufficialissima Festa della Liberazione fin dall’aprile 1946, mentre i fascisti sarebbero stati amnistiati in massa a partire da giugno per venire in parte riciclati nell’apparato di Stato repubblicano, è che quei rivoluzionari che hanno proseguito la lotta per la libertà nei mesi e negli anni successivi, dopo l’aprile 1945 sono ridiventati «banditi» e «criminali» come sotto il fascismo, e non più «partigiani».
Qui la questione va ben oltre le controversie commemorative e i confini della legalità. È legata piuttosto al fatto di agire in prima persona senza attendere date esterne o masse fluttuanti, a partire dalle proprie temporalità, dalle proprie idee e da esperienze radicate in fondo alle proprie viscere. Allo stesso modo, non si tratta di rinunciare all’utopia dato che i tempi sono spesso senza speranza (e quando non lo sono?), ma per farvi fronte esser capaci nel contempo di coltivare un mondo interiore singolare e di sviluppare le nostre proiezioni su quello che ci circonda: per non lasciarci più semplicemente trascinare dalle burrasche della storia, dobbiamo pur iniziare a fare la nostra. Per dirla con le parole di un compagno come Belgrado Pedrini, che come altri non aveva atteso la rottura del patto tra Stalin e Hitler per combattere armi in pugno contro il fascismo, né si era fermato quel 25 aprile, «Si faccia o no la rivoluzione, io farò la mia».
Ma non c’è bisogno di valicare le Alpi per produrre immaginari legati più all’eternità dell’oppressione statale che alla sua distruzione. Pensiamo ad esempio alla Rivoluzione del 1789, che i dirigenti di questo paese brandiscono ancora oggi come un totem d’immunità quasi culturale, mentre esportano le loro armi in ogni angolo del pianeta (se il massacro nello Yemen, ad esempio, vi dice qualcosa). Ma no, suvvia, niente di tutto questo, noi siamo la patria dei Diritti dell’Uomo! E la presa della Bastiglia, non è persino diventata la nostra Festa Nazionale? Una festa che tra l’altro è stata indicata nel 14 luglio quasi cento anni più tardi, nel 1880, dopo parecchi cambiamenti sotto forma di compromesso tra borghesi liberali e conservatori… certamente in relazione alla presa della Bastiglia, ma anche alla Festa della Federazione dell’anno successivo, che vide il Re prestare giuramento alla Costituzione dopo una messa celebrata da 300 sacerdoti e davanti a un Te deum intonato dalla folla. In quest’ultima scelta, nessuna visione di teste reali mozzate, tutt’altro, né di assalti ad arsenali militari da parte degli insorti per impadronirsi della polvere e dei cannoni. Con questa data è in sostanza un intero movimento, difeso dall’esperienza di un Varlet nel suo opuscolo del 1794, che la continuità repubblicana del potere avrebbe voluto cancellare dalla memoria ribelle: «Per qualsiasi essere senziente, governo e rivoluzione sono incompatibili…».
Infine, al di là della sacralizzazione dello Stato o della proprietà tramite incisione della loro autorità nella pietra marmorea di una Dichiarazione Universale, ricordiamo che uno dei successi poco conosciuti di quel periodo è stato inoltre l’importazione in diverse lingue comuni di due concetti del dominio che avrebbero presto colonizzato le menti: «vandalismo» e «terrorismo».
Il primo termine, coniato nel 1794 da un deputato a partire dal nome di una popolazione considerata la più barbara di tutte (i Vandali), mirava a porre fine alle pratiche di chi continuava ad attaccare le chiese e i castelli per distruggerne il contenuto, come nei bei tempi andati. Attraverso l’invenzione del vandalismo, la ragione di Stato ha inteso arrogarsi il monopolio delle buone distruzioni fattori di progresso — in chiave contemporanea sommergendo villaggi per costruire dighe, radendo al suolo quartieri poveri per farvi passare un treno o costruirvi torri di uffici, distruggendo una montagna per estrarre il litio — opponendosi a quelle malvagie, per forza di cose irrazionali. Ovvero a tutte le altre distruzioni diverse dalle proprie, quelle praticate in modo autonomo, a maggior ragione se attaccano beni fondamentali per lo Stato.
Il secondo termine, risalente anch’esso all’anno 1794, designava il regime di terrore politico del Comitato di Salute Pubblica. Non si nominavano gli attacchi provenienti dal basso contro il potere, per spaventare e squalificarli, ma si indicava il terrore di Stato esercitato in modo indiscriminato. Mentre alcuni gruppi come i populisti russi tentarono di riappropriarsi della parola all’inizio del secolo scorso, nello stesso periodo il potere comprese l’uso interessato che avrebbe potuto farne rovesciandone il significato contro chi gli si opponeva mediante l’azione diretta. Una confusione che si è rapidamente diffusa con l’aiuto dei suoi portavoce di massa (prima la stampa popolare poi la radio), ed è così che ad esempio i sabotatori di reti elettriche, di linee ferroviarie o di fabbriche di armi diventavano partigiani o terroristi a seconda che fossero amici o nemici di uno dei regimi in carica, vale a dire sostenuti dalle potenze alleate o vilipesi dal regime nazista. Così come lo stesso atto di sabotaggio compiuto dagli stessi individui durante gli scioperi insurrezionali del 1947 e del 48 sarebbe diventato «terrorista» piuttosto che «di liberazione» a detta degli stessi dirigenti… ormai passati dagli scranni dell’opposizione a quelli del potere. Ancora una volta, era una data ormai anniversario destinata a fare la differenza, l’8 maggio 1945.
Lo scorso 4 settembre, al Pantheon, la crema progressista del paese si è stretta attorno a Macron per celebrare nientemeno che «un momento fondante del modello repubblicano», ovvero il 150° anniversario della Terza Repubblica (1870). Sì, sì, quella che si concluse quando 572 dei suoi deputati e senatori riunitisi al Gran Casino di Vichy votarono per i pieni poteri a Pétain. Quella che, prima di realizzare la sua grande opera a suon di massacri coloniali, feroce industrializzazione, leggi scellerate e macellerie della prima guerra mondiale, aveva caratterizzato l’inizio del suo regime con il repubblicano squartamento di 20000 insorti della Comune.
All’interno del pesante edificio in pietra bianca, proprio sotto i piedi dei potenti assisi in ranghi meno serrati del solito, c’è la tomba di un grand’uomo in putrefazione che probabilmente li ha lasciati perplessi. Si tratta del primo presidente della Repubblica la cui carriera è stata tagliata di netto prima del suo termine. Che bel giorno è stato quel 24 giugno 1894, quando il pugnale dell’anarchico Sante Caserio è penetrato a fondo nel fegato di Carnot, liberandolo definitivamente del peso del suo fardello. Contrapporre il nostro 24 giugno omicida alla loro ultima buffonata istituzionale del 4 settembre potrà apparire magari ridicolo a molti, ma è più che altro assurdo, tanto la nostra dimensione, quella della qualità, è radicalmente diversa dalla loro, quella della politica. La cosa più importante qui è infatti che un compagno di carne e ossa come noi, un nemico dell’autorità come noi, abbia deciso di forzare il destino armato di coraggio e di determinazione, realizzando la propria storia. «Se il governo usa contro di noi i fucili, le catene, il carcere, dovremmo forse noi anarchici, che difendiamo la nostra vita, restare chiusi in casa?» chiese non senza ironia Caserio alla giuria, dopo aver già risposto a modo suo. È nel corso della nostra stessa vita, di fronte alle sfide del presente, che ognuno dovrà trovare la propria risposta. Come solo calendario in tasca, la nostra irragionevole passione per la libertà.
[Tradotto da Finimondo. Avis de tempêtes, 33, 15 settembre 2020]
Posted in Italiano

Post navigation

Quando il sole e il vento…
La tirannia della flessibilità

Contact :

avis_babel [[a]] riseup.net

Pour lire les numéros complets en français :

avisdetempetes.noblogs.org



  • Tutti coinvolti
    Alle prime luci dell’alba, un camion di 40 tonnellate si mette in marcia sotto una pioggia fine. Non è che uno delle migliaia di veicoli che assicurano il trasporto su strada delle merci, ma la sua missione è assai meno anodina. A fari accesi, il camion avanza nei sobborghi della […]
  • La pequeña sugerencia de Lagertha
    Erigido en el extremo norte de la isla danesa de Zelanda, el majestuoso castillo de Elsinore controló el estrecho que conduce al mar Báltico durante varios siglos. Si este monumento sigue siendo hoy el orgullo de los lugareños, otros no dejan de recordar con malicia que sigue siendo especialmente conocido […]
  • Colpire dove più nuoce
    Le catene da spezzare Raggiungi le lunghe macabre radici morbose che l’aratro dimentica, Scopri le profondità; lascia che i lunghi viticci pallidi consumino tutto per scoprire il cielo; ora niente va bene A parte gli specchi d’acciaio della scoperta …. E le magnifiche enormi albe del tempo, Dopo che saremo […]
  • Storm Warnings #51 (March 2022)
    Storm warnings, anarchist bulletin for the social war, issue 51 (March 2022) came out. It is the full English translation of Avis de Tempêtes. Earlier issues and translations in different languages are available for reading, printing and spreading on the website https://avisbabel.noblogs.org Storm warnings, issue 51 (March 15, 2022) : […]
  • Storm Warnings #50 (February 2022)
    Storm warnings, anarchist bulletin for the social war, issue 50 (February 2022) came out. It is the full English translation of Avis de Tempêtes. Earlier issues and translations in different languages are available for reading, printing and spreading on the website https://avisbabel.noblogs.org Storm warnings, issue 50 (February 15, 2022) : […]
  • Storm Warnings #49 (January 15, 2022)
    Storm warnings, anarchist bulletin for the social war, issue 49 (January 2022) came out. It is the full English translation of Avis de Tempêtes. Earlier issues and translations in different languages are available for reading, printing and spreading on the website https://avisbabel.noblogs.org Storm warnings, issue 49 (January 15, 2022) : […]
  • Kriegslogiken
    Seite beziehen. Wenn während des ersten Weltkriegs die furchtbare Stellungnahme von Kropotkin für den Sieg eines Teils der Krieg führenden Staaten im Namen der emanzipatorischen Hoffnung selbst berühmt geworden ist, trotz der damaligen Antworten anderer Anarchisten darauf, so liegt das zweifelsohne daran, dass sie das immer mögliche Versagen des Internationalismus […]
  • Logiche di guerra
    Campismo. Se al tempo della prima macelleria mondiale è divenuta celebre la terribile presa di posizione di Kropotkin in favore della vittoria di una parte degli Stati belligeranti e in nome della stessa speranza di emancipazione, ciò è avvenuto probabilmente perché essa incarnava il fallimento dell’internazionalismo e dell’antimilitarismo, malgrado le […]
  • Storm warnings #48 (December 15, 2021)
    Storm warnings, anarchist bulletin for the social war, issue 48 (December 2021) came out. It is the full English translation of Avis de Tempêtes. Earlier issues and translations in different languages are available for reading, printing and spreading on the website https://avisbabel.noblogs.org Storm warnings, issue 48 (December 15, 2021) : […]
  • Storm warnings #47 (Novembre 15, 2021)
      Storm warnings, anarchist bulletin for the social war, issue 47 (November 2021) came out. It is the full English translation of Avis de Tempêtes. Earlier issues and translations in different languages are available for reading, printing and spreading on the website https://avisbabel.noblogs.org Storm warnings, issue 47 (November 15, 2021) […]
  • Sich vorantastend…
    Alleine im Wald? «Isère: Verschwörungstheoretiker voller Wut gegen den Staat fackelte Funkmasten ab» «Drôme: Der Brandstifter von Pierrelatte: Gegen 5G, aber nicht gegen Glasfaser» «Rhône: Zwei Mönche für das Abfackeln von 5G-Funkmasten verhaftet» «Paris: Der Impfgegner sabotiert 26 5G-Antennen, um Frankreich vor den Covid-19-Verschwörungen zu retten» Presseschlagzeilen der letzten Monate […]
  • Estragafestas
    Que pode ser mais irritante que um aniversário, que um ritual preestablecido que cada ano te lembra que um bom dia nasceste sem telo pedido, enviando-che de volta ao tempo que queda até a tumba? Por nom mencionar as cifras redondas que segundo a arbitrariedade do sistema decimal deveriam dar […]
  • Von einer Schwachstelle zur nächsten
    Auf einer mikroskopischen Ebene kann die Zerstorung von Autonomie (die Reduzierung von Raumen um sein Leben selbst zu bestimmen) durch die Einführung von immer mehr technologischen Prothesen nur einer beiBenden Verzweiflung Platz machen. Eine Empfindung welche mit dem Grad an Geringschatzung und Abnutzung, dem man unterwor­fen ist, entspricht. Das Rad […]
  • Trece minutos
    El 30 de enero de 1933, Adolf Hitler llegó al poder en Alemania. No lo hizo con un golpe de estado brutal enviando a sus milicias armadas a despejar el llamado estado de derecho: fue nombrado directamente canciller por el presidente Hindenburg. Tres meses antes, el líder del nacionalsocialismo se […]
  • Rinnovamento industriale
    In questi giorni qualche timido fiocco sta imbiancando le pianure, le foreste e le colline di Belgrado est. Il termometro stenta a salire sopra lo zero nella capitale serba. In questo secondo fine settimana di gennaio sono previste nuove giornate di azione contro il progetto di apertura della più grande […]

Proudly powered by WordPress | Theme: micro, developed by DevriX.